Saint Jean Pied de Port – Rifugio Orisson ( 7,5 km )
Una breve visita alla chiesa di Saint Jean e poi, dopo qualche foto di rito, partiamo io, Gigi, Elena e Giulia per la nostra avventura. Sono circa le 10, decidiamo di percorrere la via alta detta Route Napoleon, la più bella ma al contempo la più impegnativa: è quella che viene suggerita d’estate in caso di beltempo per la bellezza del panorama.
Attraversiamo il ponte sul fiume Nive uscendo da Saint Jean attraverso la Porte d’Espagne e dopo un chilometro saluto i miei compagni di viaggio: il mio programma prevede la sosta al Rifugio Orisson ( dove da mesi ho prenotato per il pernottamento ) mentre i miei 3 amici hanno deciso di continuare fino al monastero di Roncisvalle. Mi spiace lasciarli ma non voglio frenarli anche perché li attende una tappa molto impegnativa: fa molto caldo e lo zaino pesante al quale non sono abituato mi fa fare una fatica notevole. La salita è molto dura e non sono pochi coloro che mi superano, fra questi una comitiva di circa 30 persone di Oviedo che hanno qualcosa di singolare che li caratterizza: la maggior parte di loro ha un ombrello aperto che si rivela un ottimo rimedio contro i raggi di un sole veramente cocente. Mi rendo conto solo ora di quanto possa essere utile un ombrello non solo in caso di pioggia ma anche in caso di forte irraggiamento solare: rimpiango di non averlo inserito nella lista delle cose necessarie da mettere dentro lo zaino. Arrivo finalmente al rifugio Orisson verso le 13,30, giusto in tempo per fare una foto ricordo coi miei 3 amici che proprio in quel momento stanno ripartendo dopo una sosta per il pranzo
Dopo una rapida doccia metto i vestiti ad asciugare: ho tutto il pomeriggio davanti per riposare e iniziare a prepararmi per la tappa di domani. Davanti al rifugio c’è una grande tettoia da dove si può ammirare il panorama costituito dalle dolci montagne di questo tratto pirenaico. Faccio conoscenza con 3 canadesi che incontrerò tantissime volte nel corso del cammino e che arriveranno assieme a me a Santiago : sono Jack, Linda e Mary ( marito, moglie e sorella della moglie ) coi quali inizio a fare amicizia. Nel tardo pomeriggio faccio conoscenza anche con 3 italiani da poco arrivati: Daniela, Nicoletta e Fabio ( questi ultimi sono marito e moglie ) sono arrivati in aereo in nottata a Biarritz poi con un taxi sono arrivati a Saint Jean e infine hanno deciso di proseguire per il rifugio Orisson anche se non avevano la minima certezza di trovare posto.
Il rifugio è infatti completo, anche una decina di posti aggiuntivi ottenuti tramite alcune tende piantate nel prato circostante il rifugio sono occupati. Singolare il momento della cena: tutti i presenti si sistemano nella sala che consta di 3 lunghi tavoli e ogni pellegrino viene invitato a fare una breve presentazione di sé stesso in lingua inglese. Vengo così a scoprire che ci sono pellegrini provenienti dalle parti più disparate del mondo : Stati Uniti, Canada, Israele, Australia, Brasile, Germania, Nuova Zelanda, Olanda, Francia. Gli unici rappresentanti italiani siamo io e i 3 neo arrivati che scopro provengono da Pergine Valsugana.
Facciamo molto velocemente amicizia e decidiamo di partire assieme il giorno dopo: Daniela mi dice che è possibile affidare ad un servizio taxi il trasporto dello zaino e non ho dubbi, visto la fatica che ho fatto in mattinata, a optare per questa soluzione. Porterò con me un piccolo zaino da 15 litri che mi è stato regalato poco prima della partenza dai miei figli e che mia moglie ha prudentemente inserito nello zaino più grande: lo riempio delle cose indispensabili ( medicine, blocco appunti con credenziale, acqua, 2 panini al prosciutto che ho ordinato al rifugio, K-Way e poncho ) sperando di non aver dimenticato nulla di importante. Alle 21,30 vado a dormire, mi aspetta la branda superiore di un letto a castello appartenente ad una camera che ospita 12 pellegrini: spero di russare poco, per cercare di attenuare le sofferenze del mio prossimo mi sono portato dietro i famosi cerotti che, applicati sul naso, dovrebbe ridurre gli effetti del russare.
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