Da Rabé de las Calzadas a Castrojeriz ( 28 Km ) –  Km percorsi : 332

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Partenza anticipata : ho lasciato l’albergue alle 6,45 , fuori era ancora buio ma grazie alla mia piccola torcia a led  e ai tanti altri pellegrini mattinieri come me non ho smarrito il sentiero. Ho deciso di partire presto anche perché oggi è la prima effettiva tappa sulla meseta e quindi, nei limiti del fattibile, vorrei evitare di camminare nelle ore più calde. Il termine meseta significa altopiano: nella zona fra Burgos e Leon è costituito da grandi spazi desertici che si trovano mediamente sugli 800 metri sul livello del mare. Sono tavolati leggermente ondulati coperti essenzialmente di frumento che in questo periodo ti danno l’idea di camminare nel mezzo di un infinito mare giallo.

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Giallo in estate e azzurro sono i colori dominanti, l’incontro della terra col cielo terso, dal bagliore accecante. Immagino anche lo spettacolo che può osservare in primavera il pellegrino quando il colore dominante è il verde degli sterminati campi di frumento. Può apparire folle a prima vista attraversare le mesetas, dove fra un paese e l’altro non si incontra anima viva: camminarvi ha però un suo fascino, insegna a non  avere paura di andare avanti anche se non si vede nulla all’orizzonte.

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Verso le 8,30 arrivo a Hornillos del Camino, un piccolo borgo dove faccio una abbondante colazione a base di tortilla e mi procuro una abbondante scorta di acqua e succhi di frutta che consumerò nel corso del viaggio assieme alle almendras  ( mandorle tostate, una delizia! ): il prossimo paese che incontrerò è Hontanas, distante 11 chilometri.

Hontanas appare all’improvviso: qui la natura si è sbizzarrita, la pianura improvvisamente si interrompe,il tavolato sprofonda in una specie di catino di qualche chilometro di diametro e profondo una cinquantina di metri nel fondo del quale è stata costruita questa piccola cittadina. E’ per me inimmaginabile come si possa vivere in un simile paese……..

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Il Camino costeggia poi per un lungo tratto la carretera provinciale arrivando al convento di San Anton: la strada passa fra gli archi che collegavano la chiesa con l’antico complesso monastico che era celebre per la perizia dei monaci nella cura del fuoco di Sant’Antonio.

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dopo 2 chilometri, sempre costeggiando la carretera, arrivo a Castrojeriz. Il paese è adagiato ai piedi di una collina alla cui sommità sono posti i resti di un antico castello che fu il principale elemento di difesa nel IX secolo contro le invasioni degli arabi : come molti altri paesi lungo il Camino il villaggio è sviluppato solo sulla strada principale ( di solito chiamata, con tanta fantasia, Calle Mayor ) lungo la quale sono disposti i principali edifici e le 2 chiese.

La tappa nel complesso è stata piuttosto piuttosto faticosa, le previsioni del tempo per domani non sono buone : è prevista pioggia per tutto il giorno.

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All’albergue faccio conoscenza e vado a cena con un gruppo di 5 americani: Roger, proveniente dal New Hampshire, è da poco in pensione dopo avere lavorato per il servizio postale americano, con lui ci sono 4 donne ( Masha, Carol, Lynda e Mary ). Dopo cena siamo invitati dall’hospitalero: nella sala dove è possibile consumare la colazione è posto un vecchissimo torchio a leva orizzontale che veniva usato per la pressatura dell’uva.

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  Sollecitati dell’hospitalero 2 volontari iniziano l’operazione di spremitura agendo sulla leva che attraversa la vite senza fine e, quasi per incanto, da sotto il tavolo l’ospitalero estrae il risultato della spremitura costituito da una serie di bottiglie di orujo, l’equivalente della nostra grappa. Finisce quindi in brindisi ripetuti al termine dei quali le 4 americane, un po’ allegre e decisamente ” andate” vanno a dormire : fortunatamente i letti distano pochi metri dalla sala!!