



Da Astorga a Foncebadon ( Km 25 ) – Km percorsi : 545
E’ una tappa sicuramente impegnativa quella che mi attende oggi: i Montes del Leon che avevo già avvistato ieri non sono più un miraggio e sono lì di fronte a me. E’ cambiato lo spirito col quale vado ad affrontare questa rimanente parte del Camino: ho alle spalle più di 500 km e sapere di averne già percorso i due terzi mi da un senso di fiducia, la consapevolezza che posso farcela. Non è sempre stato così, qualche momento nel quale ho pensato che avrei potuto non farcela c’è stato, specialmente subito dopo Burgos quando i miei amici trentini sono tornati a casa. Due giorni fa ho telefonato a Don Arnaldo aggiornandolo sul mio percorso: da alcune settimane ha inserito nel foglio della domenica un trafiletto nel quale ha tenuto aggiornati i parrocchiani di Osteria Grande dei progressi che settimana dopo settimana ho compiuto nel mio avvicinamento a Compostela: gli rendo manifesta questa mia fiducia di arrivare al traguardo e gli chiedo di pregare per me affinché questo mio desiderio si realizzi.
Intanto si sale lentamente : dagli 870 metri di Astorga si arriva ai 1020 metri di El Ganso, un piccolo paese dove sono rimaste solo poche case teitadas ( cioè abitazioni con un tetto di paglia ).
Arrivo infine a Rabanal del Camino ( 1150 metri ), mi sono già messo alle spalle 20 chilometri. Diversi sono gli ostelli che possono accogliere i pellegrini compreso il Monastero Benedettino di San Salvador del Monte Irago dedicato all’assistenza dei camminatori e gestito da monaci tedeschi.
E’ presto, decido di continuare per altri 5 chilometri fino ad arrivare a Foncebadon ( 1430 metri ) : la salita da Rabanal è veramente faticosa, comincia a piovere ma vado avanti e verso le 16 arrivo all’ostello Monte Irago.
Foncebadon è a mio giudizio il simbolo più evidente della trasformazione che certi paesi stanno vivendo grazie al Camino di Santiago: paesi destinati all’abbandono totale riprendono vita, si rianimano grazie all’iniziativa e all’intraprendenza di privati che aprono un bar o un ostello dove accogliere i pellegrini che transitano. Sono strutture inizialmente precarie come quella che mi accoglie stasera che però nel corso dei successivi anni vengono migliorate, ampliate fornendo servizi via via migliori a prezzi più che mai interessanti: il Camino di Santiago è quindi una grossa fonte di benessere per queste persone che capiscono fino in fondo l’importanza dell’accoglienza di questo flusso di pellegrini che aumenta di anno in anno.
Questa sera si cena assieme e poi si conclude la serata mettendosi attorno al camino: fuori sta diluviando e fa freddo. Prima di andare a letto rovisto nel mio zaino alla ricerca di 2 sassolini che mi sono portato da casa ( uno di mia nipote Martina, l’altro consegnatomi da Manuela Marchetto ) e che depositerò domattina alla Cruz de Hierro
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